"Venti righe"

"RESCALDINA IN GIALLO" (file PDF)

(sezione a cura di Martina Milo)

In collaborazione con la classe II A, ecco il nostro progetto di scrittura a staffetta:

"Era una giornata fredda e nebbiosa. Domenica salì sul treno delle 11,50 diretto a Rescaldina. Era stata a Milano per assistere a un corso di aggiornamento sugli organismi unicellulari. Il suo lavoro prevedeva continui approfondimenti, visto che era una professoressa di scienze alla scuola media di Rescalda. Temeva proprio di perdere quel treno, quindi percorse la banchina a grandi falcate. Quando salì aveva il fiatone e sperava di trovare un posto a sedere. Rimase sorpresa accorgendosi che nel vagone non c'era anima viva, o meglio, c'erano all'incirca sei o sette persone. Stava per sedersi, quando il treno partì facendole perdere l'equilibrio. Involontariamente urtò un uomo, tutto vestito di nero, molto elegante e distinto, al quale cadde una valigetta dello stesso colore del suo cappotto, che nell'impatto si aprì sul sudicio pavimento del treno. Subito Domenica si accorse che per terra c'erano delle strane carte scritte in giapponese che il signore raccolse in fretta e furia. Lei, gentilmente, tentò di aiutarlo a recuperare i documenti sparpagliati qua e là, ma l'uomo le rispose in maniera brusca: "Stia attenta! Guardi dove cammina!". Pensando che fosse un maleducato, Domenica andò a sedersi, senza nemmeno accenargli un saluto. Dopo circa 20 minuti il treno stava per arrivare alla stazione di Rescaldina e la professoressa si alzò per scendere, quando con grande sorpresa si accorse di un enorme cartello con scritto "guasto" attaccato alla porta del suo vagone. Allora si recò nello scompartimento accanto, sperando che quella porta funzionasse. Entrando, notò che l'uomo urtato all'inizio del viaggio era seduto proprio lì, quindi pensò di andare a chiedergli scusa. Siccome aveva gli occhi chiusi, Domenica gli toccò delicatamente la spalla e quello cadde dal sedile come un sacco di patate. Spaventata e agitata, tirò un urlo acutissimo da spaccare i vetri. Quell'uomo era morto strangolato dalla sua stessa cravatta. Presto nel vagone si diffuse il panico e, nella confusione, qualcuno tirò il freno.

Il treno si fermò di colpo in mezzo ai campi che precedono l'abitato di Rescaldina. La nebbia avvolgeva l'ambiente circostante suscitando una strana sensazione di mistero. I vetri dei finestrini del treno erano appannati e la vista esterna offuscata.
Il capotreno, sentito l'urlo di Domenica, immediatamente azionò il dispositivo per la chiusura delle porte e, di corsa, si recò nel vagone da dove erano provenute le grida.
C'era una grande confusione: tutti i passeggeri, spaventati, stavano attorno ad un uomo apparentemente morto disteso sul pavimento. Senza farsi prendere dal panico il capotreno chiamò i soccorsi e fece ripartire il treno. Alla stazione di Rescaldina arrivarono in breve tempo un'ambulanza e i carabinieri della vicina caserma. Il maresciallo Luca Rossi e i brigadiere Anna Pastori salirono sul convoglio insieme agli infermieri della Croce Rossa. "Che cosa è successo?" chiese con voce potente il maresciallo Rossi. Domenica, sconvolta, raccontò l'accaduto. "Attenzione, l'uomo è ancora vivo, respira!" esclamò concitato uno dei due studenti di medicina legale che viaggiava sul treno."Presto, portatelo via immediatamente, per lui c'è qualche speranza" disse il compagno di studi. Mentre gli infermieri sollevavano con cura il corpo dell'uomo privo di sensi, però, sul pavimento cadde una siringa contenente tracce di un liquido giallastro.
"Sulla foto che ho scattato ai due sposini giapponesi in viaggio di nozze, credo di aver inquadrato sullo sfondo anche una persona che si trovava vicina all'uomo soccorso" dichiarò un fotografo che viaggiava in quella carrozza con un amico giornalista e la coppia di giapponesi. "Mi mostri subito quella foto" chiese il maresciallo Rossi al fotografo, "potrebbe fornirci degli indizi fondamentali per giungere ad una spiegazione di questa strana storia". "Guardate, nella foto compare una persona con una valigetta nera davanti alla vittima dell'aggressione" osservò il brigadiere Pastori. "Ma sarà ancora sul treno questa valigetta di cui mi ha parlato anche Domenica? E questa persona chi è? Dove si trova ora?" domandò il maresciallo Rossi.

I testimoni si recarono in caserma per duri interrogatori, che furono condotti in una stanza chiusa dove nessuno poteva né vedere né sentire.
Mentre aspettava il suo turno, Domenica si recò nel piazzale antistante l'edificio per fumare una sigaretta. In quel momento si accorse che nel parcheggio i due sposini giapponesi stavano litigando animatamente e che la sposina si rivolse al marito dandogli del "lei" e chiamandolo "professore". Domenica si insospettì parecchio, ma per il momento lasciò perdere e al termine dell'interrogatorio andò a casa.
Dopo qualche giorno arrivarono i risultati della scientifica, secondo i quali il liquido giallastro era un potente anestetico brevettato in Giappone.
Il maresciallo informò Domenica telefonicamente perché in passato, nel lontano 1988, era stato suo allievo e da allora erano rimasti in contatto. Non appena la professoressa riattaccò la cornetta, le si accese una lampadina nella mente: "Ora tornano tutti i conti!". Domenica collegò tutti gli indizi e capì che la soluzione del caso era legata al Giappone.
Due giorni dopo, all'uscita dal lavoro, la prof. andò in un bar di Rescaldina con una sua collega, che insegnava Lettere nella stessa scuola. Mentre sorseggiava un cappuccino, Domenica si accorse che, seduti in un tavolino in fondo alla sala, c'erano il misterioso "sposo" giapponese e uno degli studenti di medicina legale. I due stavano palesemente litigando :"Sei un buonannulla! Dimmi dove hai messo la valigetta!". "Scusi tanto professore, non volevo deluderla" disse terrorizzato lo studente. A quel punto la professoressa capì ogni cosa e subito informò il maresciallo per telefono.
Dopo lunghe e accurate indagini il carabiniere scoprì che il mandante del delitto era lo "sposo" giapponese, il quale in verità era un professore di chimica all'istituto di medicina legale di Milano. Durante l'interrogatorio il professore ammise che la vittima dell'aggressione era un chimico, il quale tre anni prima aveva rubato il brevetto dell'anestetico da lui inventato. Quindi il giapponese pagò uno dei suoi studenti, coperto di debiti, per uccidere l'ex collega e sottrargli il brevetto dell'anestetico in questione, conservato in una valigetta nera. Lo studente si convinse a commettere il reato grazie alla quantità immensa di soldi promessa, ovvero 100.000 euro. Oltre a lui era coinvolta anche una sua compagna di studi, di origini giapponesi, che si finse moglie del professore.
Tutti i colpevoli finirono in prigione, nel carcere San Vittore di Milano, e la povera vittima uscì dal reparto di terapia intensiva.
Finalmente a Rescaldina tornò il sereno e Domenica suggerì alle colleghe di Lettere di far scrivere ai suoi alunni un racconto giallo basato su questa misteriosa vicenda.

FINE

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